Gentile collega,
avrei desiderato scrivere questo breve messaggio per l’insediamento del nuovo Consiglio del nostro Ordine in un momento storico meno nefasto e critico. La guerra che di nuovo torna ad essere strumento di risoluzione dei conflitti è qualcosa che ci angoscia e che necessariamente deve interrogarci. I padri costituenti scrissero nella nostra monumentale Costituzione l’articolo 11, nel quale mettevano al bando la guerra come strumento politico. La fine della Guerra fredda ci ha consegnato un mondo caotico, frammentato, liquido, ingovernabile. Le passioni tristi si sono impossessate delle nuove generazioni, il futuro è divenuto minaccioso, la precarietà lavorativa si è rivelata fragilità esistenziale. In questo scenario noi psicologhe e psicologi siamo chiamati a dare il nostro contributo, con il nostro sapere e le nostre conoscenze, per costruire un mondo più giusto. Anche noi psicologhe e psicologi del piccolo e bellissimo Abruzzo, così ricco e così bloccato, abbiamo il dovere di rivolgerci non solo ai pazienti, utenti, clienti, allievi, ma all’intera comunità al fine di partecipare alla costruzione di un domani migliore. Se non lo facciamo noi chi deve farlo? L’empatia, l’ascolto, il riconoscimento dell’Altro e delle ragioni dell’Altro, le dinamiche psichiche manifeste e inconsce, i comportamenti patologici, l’organizzazione di piccoli e grandi gruppi, sono i nostri campi di studio ed intervento, ora più che mai dobbiamo dare il nostro contributo anche a livello sociale.