Dare un senso al ritiro sociale
PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “Hikikomori. Ritirati ma non troppo.” a cura di Magda Di Renzo e Pamela D’Oria.
Hikikomori è un termine di origine giapponese (da hiku, “tirare indietro” e komoru, “ritirarsi”) che fa riferimento ad un fenomeno clinico-sociale che nasce appunto nel paese del Sol Levante e coinvolge soprattutto giovani e adolescenti maschi (in proporzione di 3:1 rispetto alle ragazze), ma che negli ultimi anni ha visto una fioritura di casi anche in Occidente.
Il fulcro di questa condizione è rappresentato dal ritiro dalle relazioni e dalle attività sociali per insediarsi nella propria casa/camera da letto spesso in sola compagnia di videogiochi o di internet. L’aumento dei casi è sicuramente da ricercare nelle specifiche fragilità sociali della nostra epoca, sulle quali il protrarsi della pandemia da covid-19 ha avuto un peso non indifferente.
Infatti, l’improvviso e forte cambiamento delle abitudini conseguente il lockdown può essere considerato decisivo per quegli individui che, per fase di vita o per costituzione, hanno un rapporto delicato con il mondo. L’adolescenza, nello specifico, è proprio il momento in cui l’individuo si trova a dover sancire un nuovo patto col mondo, lasciando dietro di sé qualcosa per tentare di acquisire una posizione insolita, in cui autonomia e responsabilità – unitamente a tutta una serie di cambiamenti e scoperte pulsionali interne – complicano i rapporti interpersonali e quindi l’immagine che si ha di sé.
Il libro che andiamo a presentare oggi tratta proprio di questa delicata questione del venir fuori (e quindi manifestarsi) come individui separati, e dell’intercapedine in cui alcuni ragazzi e giovani adulti vanno a rifugiarsi.
A tutti gli effetti gli hikikomori vivono una condizione di stallo, di sospensione della vita, sulla scia appunto di una ridefinizione difficile della propria identità, a fronte di episodi e vissuti di vergogna tali da preferire ritirarsi piuttosto che veder diminuito il senso di sé.
Le interessantissime trattazioni di “Hikikomori. Ritirati ma non troppo” sono a cura di psicoterapeuti e psichiatri specializzati in età evolutiva, e sono frutto di riflessioni nate in seno ad un progetto promosso dall’Istituto di Ortofonologia, che si chiama appunto <<Ritirati ma non troppo>>; nato in piena pandemia e ancora in essere, il progetto è volto a fornire supporto alle famiglie di ragazzi e giovani adulti autoreclusi volontariamente, nonché ad approfondire la ricerca sul tema. I vari aspetti rilevati dagli autori sono supportati dalla letteratura scientifica già esistente.
Quel che Magda Di Renzo, curatrice del testo, sottolinea e da cui parte è che anche in questo caso il sintomo psicologico riunisce in sé sia il problema che il tentativo di superarlo; così l’autoreclusione è contemporaneamente una rivelazione della difficoltà che il ragazzo ha ad individuarsi, separandosi dalla simbiosi che intrattiene con il materno psichico e con la propria onnipotenza, sia un modo “alternativo” per liberarsene, divenendo fisicamente separato dalla famiglia.
I primi capitoli del testo sono dedicati al paziente hikikomori, per cui si delinea un “profilo” ricorrente, sia a livello di vissuti e problematiche alla base dell’autoreclusione sia come stile di personalità, e a tracciare possibili “comorbilità” e relazioni con altre manifestazioni cliniche – alessitimia e narcisismo, ad esempio. I ragazzi osservati presentano una intelligenza spesso sopra la norma, in contrasto con uno sviluppo emotivo carente, per cui risulta loro difficile gestire se stessi nelle “sfide” relazionali che l’andare per il mondo comporta.
In un secondo momento l’attenzione viene posta sul sistema familiare degli hikikomori e sulle sue peculiarità; lo stile genitoriale, influenzato dagli stili di attaccamento, ugualmente presenta delle ricorrenze. Madri invischianti e padri assenti, nelle mille possibili sfumature del caso, sono i personaggi che i conduttori vedono presentarsi ai gruppi terapeutici di supporto ai genitori di questi ragazzi (le madri molto più numerose dei padri, che sono, appunto, assenti). Quello che gli autori ribadiscono è che la creazione di reti di sostegno è fondamentale per queste famiglie, che si confrontano quotidianamente con l’isolamento.
I capitoli conclusivi lasciano spazio a riflessioni mitologiche, letterarie e in definitiva immaginali; appoggiandosi anche alla cultura giapponese, ai videogiochi e ai manga di cui i ragazzi sono ghiotti, gli autori propongono riflessioni utili a contestualizzare i temi salienti, le sfide evolutive evase o ricercate dal ragazzo che recludendosi e dedicandosi solo a determinate attività compie una “scelta” di cui va compreso il senso; vedere tale fenomeno non solo come una deviazione dalla norma consente infatti di coglierne il livello esistenziale e anche il possibile senso per il collettivo – dal momento che in Giappone il fenomeno è esploso con l’importazione di uno stile economico occidentale, porta con sé echi di critica alla performance e alla competizione pressanti che gli individui sentono imposti in un siffatto sistema sociale.
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Titolo del libro: HIKIKOMORI. Ritirati, ma non troppo.
Autrici: MAGDA DI RENZO, PAMELA D’ORIA (a cura di)
Casa Editrice: Magi Edizioni
Anno pubblicazione: 2022
articolo di Alice Bettini