Psicologia e scuola. Un valido sostegno per docenti, genitori e ragazzi

Psicologia e scuola. Un valido sostegno per docenti, genitori e ragazzi

Sono purtroppo ormai all’ordine del giorno episodi di violenza nelle scuole, nelle strade, nelle famiglie perpetrati da giovani adolescenti. In ordine di tempo l’ultimo è avvenuto a Giulianova.
Non vogliamo ne possiamo entrare nel merito dei fatti e di come si siano svolti, vogliamo fare solo una riflessione e sollecitare risposte organizzate da parte delle Istituzioni.
Ragazzi contro ragazzi, ragazzi contro docenti: episodi di violenza di carattere “orizzontale”, tra pari, ma anche “verticale”, nei confronti degli insegnanti appunto e degli adulti in genere.

Sempre più di frequente ed in maniera forse troppo pressappochista, si tende a bollare ogni episodio che sfugga al controllo e alle regole della convivenza civile come atto di “bullismo”.
Inoltre dalla violenza fisica, l’attenzione si è concentrata via via su episodi di violenza con le nuove tecnologie.
La risonanza mediatica, il caso giornalistico che è nato di volta in volta, da un lato ha creato una specie di effetto a catena, un effetto moltiplicatore, dall’altro ha ingenerato insicurezze e paure nei genitori ma anche negli insegnanti che con i ragazzi lavorano ogni giorno.
Il proliferare di circolari ministeriali e di iniziative di sensibilizzazione, la richiesta di maggiori controlli, misure repressive, non hanno avuto l’effetto sperato.
Segno che la risposta al problema va cercata anche attraverso altre strade.
L’aggressività, la violenza ed il bullismo, sono infatti forme di “comunicazione”.
Chi aggredisce vuole comunicare una serie di cose a seconda della situazione in cui si trova e la famiglia e le agenzie educative hanno il dovere di capirlo dato che esse, a ragione, sono luoghi deputati ad educare all’affettività e alle relazioni.
I ragazzi necessitano di ascolto, di regole e di modelli a cui ispirare il proprio comportamento.
Gli adulti, insegnanti e genitori indistintamente, devono recuperare e/o prendere consapevolezza piena del proprio ruolo e dell’importanza di personificare modelli positivi: la psicologia ha già ampiamente dimostrato, ad esempio, come l’apprendimento tramite modeling è uno dei più efficaci e diretti.
Gli stessi adulti, che siano genitori o insegnanti, necessitano di spazi di ascolto e di riflessione proprio al fine di recuperare la consapevolezza del proprio ruolo.
Spazi entro i quali condividere esperienze, problematiche ed emozioni proprie della relazione con giovani vite in crescita e formazione e a loro volta portatrici di tutte le problematiche proprie dell’età evolutiva.
Sic stantibus rebus, viene da porsi una domanda. Quante volte la Psicologia entra o è entrata nella scuola? Forse poche, troppo poche. A quali condizioni? Per fare cosa?
Eppure la famiglia e la scuola hanno bisogno della Psicologia perché possono arricchirsi di conoscenze sui processi psicologici e perché la Psicologia può capire i bisogni emergenti dei ragazzi e dei bambini nei contesti di crescita. Il lavoro dello psicologo può rispondere ai bisogni della scuola, dalla formazione degli insegnanti alla sperimentazione educativa, alla gestione delle problematiche professionali e organizzative. La Psicologia può affiancare la famiglia in un compito indubbiamente difficile qual è quello di attraversare insieme ai figli le tappe dello sviluppo fisico, psicologico e relazionale allo scopo di crescere insieme.

Allora l’invito ai decisori politici: fermiamoci un attimo e ragioniamo sul da farsi, sul come essere concreti nelle risposte che gli eventi sollecitano, sul come creare questi spazi di accoglienza, ascolto e trasformazione del bisogno.
La Psicologia ha le competenze necessarie ad affrontare i temi che la quotidianità degli eventi pone all’ordine del giorno e l’Ordine è pronto a sedersi al tavolo di interlocuzione.


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