Sempre più spesso ci troviamo ad affrontare situazioni e domande di intervento in cui riesce difficile valutare, comprendere e distinguere l’ambito di intervento psichiatrico da una domanda di controllo sociale sulla devianza e l’antisocialità.
La complessità del trattamento, a partire dalla diagnosi sino ai percorsi di cura e riabilitazione, di persone che mettono in atto comportamenti antisociali e/o previsti dalla legge come reati assorbe sempre più risorse nelle attività del DSM.
Accanto a questa problematica, esistono inoltre alcuni pazienti che non rispondono ai trattamenti in modo soddisfacente o sono resistenti ai trattamenti, particolarmente nell’area dei disturbi dell’umore e delle psicosi.
Appare quindi necessario approfondire gli aspetti che si intersecano con la psicopatologia e che richiedono un intervento multidisciplinare di trattamento al fine di evitare le resistenze al trattamento, la psichiatrizzazione delle comuni esperienze umane, la criminalizzazione e/o deresponsabilizzazione pregiudiziale del soggetto portatore di un disturbo psichico, la colpevolizzazione della vittima.
Peraltro sappiamo quanto sia complicato lavorare sulla motivazione e sulla responsabilizzazione alla cura di pazienti che abbiano caratteristiche difficili e quanto sia stancante e demotivante per il gruppo curante affrontare queste situazioni che portano talora a veri e propri burn out. Obiettivo di questo convegno è portare contributi sociologici, psicologici, psicopatologici e psicofarmacologici utili alla conoscenza e ai trattamenti più idonei di pazienti che sono particolarmente “difficili”.